Mettere la persona al centro dell’assistenza, cercando di capirne i bisogni, lenirne le angosce, cercare di comprenderne il vissuto, significa riconoscere l’altro nella sua completa interezza.
Ogni volta che faccio una prima visita e conosco un nuovo paziente e la sua famiglia, rivolgo, a loro e a me, un pensiero che suona più o meno così:
“Sono qui per te, in questa fase così delicata della tua vita, permettimi di entrare nella tua casa, nella tua famiglia, cercherò di farlo in punta di piedi.
Ci saranno momenti di intensa comprensione e altri di confronto in cui contratteremo su ciò che sarebbe idealmente giusto fare e cosa TU vorrai fare per te stesso, ci terremo per mano, in equilibrio, su questo esile filo.
Cercherò di ascoltare e tu mi aiuterai a far il meglio per te.
Parleremo e a volte taceremo, perché i silenzi saranno importanti quanto le parole gridate.
Ti accompagnerò in questi nuovi giorni di vita”».
Giulia Tassini, medico FILE