Gli ospedali sono sempre più parte integrante della rete di Cure Palliative e rappresentano, spesso, il luogo di avvio di tale percorso di cura e assistenza. Si viene così a creare una continuità assistenziale che giova alle condizioni della persona malata e ne allevia la sofferenza psico-fisica, riducendo il rischio di abbandono e solitudine che talvolta accompagna il momento in cui le cure attive diventano inefficaci.
Se le condizioni di salute lo richiedono, infatti, è possibile attivare una consulenza palliativa sia per le persone ricoverate sia per coloro che accedono ai servizi ambulatoriali.
Nell’Ospedale di Careggi, questa attività di consulenza è portata avanti dal medico palliativista di FILE, la dr.ssa Anna Masignani, con il supporto dello psicologo e coordinatore sanitario di FILE, il dott. Iacopo Lanini, per offrire continuità di cura ai malati cronici in fase avanzata (spesso, nel caso di malati oncologici, ancora in cure attive ma con una prognosi di inguaribilità) e sostegno ai loro familiari.
Il servizio viene offerto sia sotto forma di prestazioni ambulatoriali sia attraverso l’attività consulenziale nei reparti di degenza. Laddove possibile, la consulenza può condurre all’avvio di un percorso di assistenza domiciliare o al trasferimento in uno degli Hospice del territorio.
Parliamo di questo servizio nell’intervista al dottor Iacopo Lanini.
Già con l’arrivo della Legge 38/2010, le Cure Palliative sono diventate un dovere scientifico, clinico ed etico anche in ambito ospedaliero. La diffusione della medicina palliativa in ospedale è diventata una concreta possibilità di dare seguito al diritto delle persone di pianificare con i propri curanti i percorsi relativi al trattamento di una patologia oncologica e non oncologica in fase avanzata ed, eventualmente, di preparare adeguatamente il tempo del fine vita.
A distanza di più di 10 anni dalla Legge 38, la presenza dei medici palliativisti negli ospedali sembra essere eterogenea sul territorio nazionale, anche in termini di inquadramento dei professionisti negli organici ospedalieri e, ancor di più, rispetto alle attività svolte.
Solitamente si tratta di figure mediche dedicate a tale attività, presenti part-time o a “chiamata”; i medici possono poi essere affiancati da figure infermieristiche, psicologi, assistenti sociali, professionisti dei servizi di continuità assistenziale.
D’altra parte, questi ultimi 10 anni hanno fatto ben vedere come le Cure Palliative in ambito culturale e sociale abbiano la grande (e rara) capacità di saper raggiungere la radice dei bisogni delle persone, posseggano la giusta dose di cuore per prendersene carico e, contemporaneamente, una grande consapevolezza clinica ed umana nel volersene prendersene cura fino alla fine. Per questi motivi, la presenza dei palliativisti in ospedale attiva una serie di percorsi clinici, etici e normativi propri della gestione del paziente in fase avanzata di malattia e del fine vita.
Principalmente, si tratta di un importante contributo alla gestione clinica delle fasi finali della vita di alcuni pazienti (nei vari reparti specialistici fino ai dipartimenti di emergenza-urgenza), attraverso la condivisione in équipe della necessità di attuare procedure volte a tutelare la dignità della persona, evitandone atroci sofferenze. Il palliativista, inoltre, facilita i processi di comunicazione delle prospettive terapeutiche, delle cattive notizie e della prognosi infausta al paziente e ai familiari.
Le Cure Palliative sono diventate un dovere scientifico, clinico ed etico anche in ambito ospedaliero.
In regime di convenzione gratuita con la struttura, i palliativisti di FILE (un medico ed uno psicologo) lavorano integrati nella “Struttura di Terapia del Dolore e Cure Palliative” e si impegnano affinché ogni persona malata possa ricevere le Cure Palliative di cui ha bisogno: Cure Palliative precoci (nei malati con patologie croniche degenerative in fase avanzata); Cure Palliative simultanee (nei pazienti ancora in trattamento attivo); supporto psicologico al paziente e alla famiglia.
Durante il percorso di trattamento attivo della malattia e nella gestione sintomatologica, è importante la presenza dei palliativisti anche presso ambulatori dedicati a specialità mediche, che a Careggi sono radioterapia, ematologia e oncologia.
In questo caso, il palliativista si occupa di facilitare la presa in carico e la gestione dei percorsi ospedale-territorio, anche insieme all’agenzia di continuità assistenziale e alla realtà sociale, per una corretta gestione dei percorsi e delle strutture in funzione dei bisogni specifici di ogni singolo paziente (ADI, Hospice e assistenza domiciliare).
L’avvio delle Scuole di Specializzazione in Cure Palliative renderà sempre più presente la figura dei medici palliativisti all’interno degli ospedali. Ma per ottimizzare una loro presenza occorre organizzare con metodo le attività specifiche che essi possono svolgere all’interno della realtà ospedaliera, così come la composizione degli stessi team di Cure Palliative intra-ospedalieri. Questo, sia per formare i colleghi ospedalieri ad alcuni princìpi della medicina palliativa sia per trovare un metodo di lavoro comune efficacemente replicabile in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale.