PER NON DIMENTICARE LE MORTI IN SOLITUDINE
In questi mesi, hanno fatto il loro ingresso nella nostra vita dinamiche emotive e relazionali nuove, immensamente complicate da gestire, soprattutto per ciò che riguarda l’elaborazione di un lutto.
La situazione di isolamento ha contribuito ad alimentare il senso di angoscia dovuto alla mancanza di un ultimo saluto: non c’è stato modo di prepararsi alla perdita, per l’impossibilità di stare accanto ai congiunti ricoverati, anche se non affetti da Covid; né il lutto ha avuto modo di esprimersi, a causa delle restrizioni che non consentivano l’avvicinamento alla salma e a tutto ciò che ne consegue – vestizione, funerale, vicinanza con parenti ed amici.
Una mancata elaborazione piena di rimorso, rimpianto. Talvolta, anche rabbia.
In tutto quanto stiamo vivendo, che consolazione può essere data a coloro che non hanno potuto accompagnare i propri cari alla fine della vita? Che non hanno potuto ricordarli con un’adeguata cerimonia funebre, momento fondante di qualunque comunità? Come è possibile onorare le decine di migliaia di persone morte in solitudine?
Per dirla con le parole di Corrado Augias, “Sarebbe bello che per uno o due minuti un certo giorno, al suono d’una sirena, gli italiani si fermassero ovunque si trovino, scendessero dalle auto, venissero alle finestre, in silenzio, muti, consapevoli, partecipando al ricordo ma esprimendo anche la fiducia che un nuovo inizio sarà, ancora una volta, possibile”.
Scegliere un giorno per onorare la memoria delle troppe persone sepolte senza un saluto durante la pandemia segnerebbe un momento di passaggio fondamentale, non solo per le famiglie che hanno perduto i loro cari, ma per tutta la comunità, come atto simbolico per segnare la ripartenza.
“Il Covid-19 ha acceso la luce sul bisogno di riti che abbiamo. E forse potrebbe essere questa dolorosa contingenza a spingerci a modificare i nostri riti per renderli più efficaci, più adeguati ai bisogni contemporanei”.
Per approfondire l’argomento, riportiamo l’interessante articolo della tanatologa Marina Sozzi, dal blog sipuodiremorte.it: I Riti Funebri e la Pandemia.