Longevità e fragilità: il progetto Girot

AUSL Toscana Centro ha dato vita al progetto G.i.r.o.t. (Gruppi di Intervento Rapido Ospedale-Territorio) per assistere domiciliarmente gli anziani malati e fragili, cercando di evitarne il ricovero ospedaliero. Il servizio viene attivato dal medico di famiglia, previa valutazione delle condizioni cliniche del paziente.

In Italia, ai primi posti al mondo per longevità, la fragilità cresce più velocemente dell’aspettativa di vita: con l’aumento di quest’ultima, infatti, aumentano anche la cronicizzazione delle malattie, i casi di disabilità grave, le ospedalizzazioni ricorrenti. Il questo scenario, progetti come G.i.r.o.t. assumono un’importanza fondamentale perché permettono di assistere a casa le persone malate, molto anziane, cercando di evitarne l’ospedalizzazione incongrua.

Come si attiva G.i.r.o.t.

Il servizio G.i.r.o.t. viene attivato ESCLUSIVAMENTE dal medico di famiglia, dall’Agenzia di Continuità Ospedale-Territorio oppure dall’ospedale presso cui la persona è ricoverata.

Per maggiori informazioni, contattare numero unico aziendale 055 54 54 54.

La nascita di G.i.r.o.t.

G.i.r.o.t. nasce nel luglio 2021 grazie all’iniziativa di un team di geriatri ed infermieri territoriali, come necessità dettata dalla pandemia, e, oggi, sta diventando un modello organizzativo vincente: questo progetto (altrimenti conosciuto come “Ospedale Senza Muri“) dell’AUSL Toscana Centro, ha “messo gambe” all’ospedale, non più situato in un luogo ma ovunque ci sia bisogno di assistenza.

Il supporto di File

Dopo alcuni mesi dalla costituzione del progetto, dalle équipe di G.i.r.o.t. è emersa la necessità di avere a disposizione la consulenza di un team di palliativisti per il controllo del dolore e dei vari sintomi.

Così, nel gennaio 2022, File è stata inclusa nel progetto per un’assistenza di tipo palliativo attraverso diverse modalità di intervento, delineate in base alle specifiche esigenze del paziente e del suo contesto familiare.

Al momento, File supporta G.i.r.o.t. attraverso la figura di un’infermiera palliativista.

Questa esperienza sta dimostrando che una migliore integrazione fra ospedale e territorio è possibile.

Lo scenario di riferimento

L’Italia è uno dei paesi con il più alto indice di vecchiaia al mondo. Ad oggi, la speranza di vita alla nascita è di 80 anni per l’uomo e di 84 anni per le donne e questa tendenza andrà ad aumentare con il tempo. Secondo i dati Istat, la popolazione con più di 65 anni passerà dal 21,7% del 2015 al 32,6% nel 2065, mentre gli over 85 si dovrebbero attestare al 10% contro il 3,2% del 2015.

I modelli assistenziali tradizionali hanno dimostrato già da tempo di non essere adeguati alle esigenze peculiari dei pazienti anziani, specialmente se fragili, con ricoveri e accessi al pronto soccorso continui e molto spesso inappropriati. Basti pensare che un terzo dei pazienti anziani dopo una degenza ospedaliera non è più in grado di camminare, la prevalenza di stato confusionale acuto raggiunge il 60%-70% tra i più anziani, soprattutto se con demenza, il rischio di contrarre un’infezione, spesso da micro-organismi resistenti ai comuni antibiotici, aumenta esponenzialmente con il protrarsi del ricovero.

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