La parola alla psicologa Francesca Bartolozzi

«L’unico modo per sopravvivere alla morte e alla perdita consiste nell’accettarle, avendo cura del tempo e del ricordo.


Perché si muore? Perché si deve perdere ciò che ci è così caro, ciò che amiamo? A queste domande non c’è una risposta.

Accogliere che anch’io, come professionista, balbetti quando mi vengono posti tali interrogativi, rafforza in me la certezza e la convinzione che l’unico modo per sopravvivere alla morte e alla perdita consista nell’accettarle, avendo cura del tempo e del ricordo di ciò che non c’è più.​

Solo così il dolore non si lega più al rischio di negare o dimenticare​ ma, quasi “magicamente”, si trasforma nella possibilità di portarlo dentro di sé e garantire la continuità e la significatività di quel legame.

Per farlo vivere in noi, giorno dopo giorno, amandolo profondamente, anche se non potrà​ più essere quello di prima.

L’accettazione è un percorso faticoso, doloroso, che, a mio parere, non finisce mai.

Ma, quel dolore straziante della mancanza piano piano non avrà​ più il “potere” di togliere speranza e fiducia nel futuro, permettendo di apprezzare la vita per quella che è, riconoscendone il valore profondo.

E così, proprio il più grande mistero della vita diventa qualcosa a cui è possibile avvicinarsi senza esserne unicamente congelati o travolti».

Francesca Bartolozzi, psicologa e psicoterapeuta FILE

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