L’atto del prendersi cura di una persona che soffre è fondante la mia professione. Come possiamo esimerci, in qualità di professionisti della salute, dall’accogliere la complessità delle richieste che provengono da chi assistiamo?
Come possiamo essere efficaci se non consideriamo la realtà che i nostri assistiti stanno attraversando?
Come possiamo pianificare le cure che dobbiamo erogare se non siamo in sintonia con chi chiede il nostro aiuto?
Qualsiasi atto terapeutico è un processo attivo che richiede la compartecipazione di chi richiede aiuto e di chi aiuta, non possiamo parlare linguaggi differenti!
Allora chiedo, come si fa a non fare questo lavoro?»
dr. Luca Abrardi, medico FILE