Penso che la maggior parte delle persone, per paura, tabù o semplicemente ignoranza, nel senso di non conoscenza, non affronti l’argomento D.A.T. relativamente al proprio fine vita, soprattutto da perfettamente sani. Si tende a lasciare il “problema” a chi rimane, familiari o quant’altro.
Per quanto mi riguarda, per motivi vari, ho voluto invece mettere nero su bianco i miei desideri e già da tempo, dopo essermi ampiamente informata, tramite la dottoressa Orsi e File ho redatto le mie D.A.T.. Una scelta pienamente consapevole e di cui non mi sono assolutamente pentita.
Prendere coscienza che in qualsiasi momento la vita può cambiare e pretendere che la tua volontà venga rispettata, credo sia un diritto di ognuno di noi.
“Mai fare domani quello che può essere fatto oggi…” Questo adagio circolava a casa dei miei genitori, due persone veramente sagge. Devo dire che molto spesso esso è stato, e viene tuttora, da me disatteso, da me come sono sicuro da molti altri: si temporeggia, si rinvia.
Del cosiddetto testamento biologico mi parlava mio figlio che in occasione della sua laurea breve in giurisprudenza (primi anni 2000) fu incaricato dal suo professore di redigere una tesina su questo argomento, all’epoca definibile avveniristico. Più recentemente, essendo alle prese con una malattia seria, mi sono accostato all’argomento rivolgendomi a File e ho scoperto che oggi disponiamo di un armamentario giuridico veramente rimarchevole: la legge 219/17 che disciplina le D.A.T. e la Pianificazione Condivisa delle Cure, e la controversa legge regionale 16/25 sul suicidio assistito, nell’attesa che al riguardo si pronunci il Parlamento.
Grazie all’incontro con File mi si è aperto un mondo: il medico palliativista, il dr. Massimo Piazza, e la dottoressa Orsi mi hanno esposto in maniera concisa ma esaustiva tutta la materia riguardante le D.A.T., uno strumento che consente di esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione in modo assai più dettagliato e specifico di quanto si possa fare con un semplice modulo di consenso informato e, per di più, rappresenta l’occasione per esprimere le proprie volontà di fine vita.
È chiaro che chi fa OGGI una scelta di questa natura, potrebbe non essere in grado di farla DOMANI, per tornare all’adagio dei miei genitori, e questa mancata scelta potrebbe avere delle ricadute sicuramente negative sul seguito sia della malattia sofferta, sia dei rapporti con le persone vicine.
È dunque fortemente raccomandabile, a mio avviso, che le persone abbandonino l’usuale atteggiamento di remora nei confronti di queste tematiche, sicuramente disturbanti a un certo livello, ma affrontando le quali si maturano consapevolezze altrimenti non raggiungibili.