La parola alla nostra volontaria, Lucy

«La verità è che questo volontariato mi dà tanto. Non sono che una pedina di un ingranaggio molto più sofisticato, che dà il suo contributo e ne riceve in cambio senso. Attraverso di me, il servizio raggiunge altri, attraverso gli altri, il servizio raggiunge me.


Spesso le persone quando scoprono che faccio questo tipo di volontariato mi guardano con occhi nuovi e mi chiedono come faccia e, stupiti e quasi ossequiosi, si complimentano per il mio coraggio.

Questo mi imbarazza e mi lascia sempre senza parole, perché non so cosa rispondere e non mi va di negare il coraggio, anche se non è di coraggio che si tratta.

La verità è che lo faccio per me, che questo volontariato mi dà tanto. Non sono che una pedina di un ingranaggio molto più sofisticato, che dà il suo contributo e ne riceve in cambio senso. Attraverso di me il servizio raggiunge altri, attraverso gli altri, il servizio raggiunge me.

Per me il volontariato in Cure Palliative è un’occasione di gentilezza. È un’occasione per offrire un sorriso, una carezza, una mano con gentilezza e gratuità, all’ombra di un luogo dove chi riceve non avrà il tempo di ricambiare… E quindi ogni mio gesto è puro e slegato dal bisogno di reciprocità!

Eppure sempre, in modi insperati, insospettabili e mai ovvi, ho ricevuto qualcosa dalle persone a cui mi sono seduta accanto. Un sorriso, una confidenza, una ricetta, una fotografia condivisa, un quadro sul muro, un contatto autentico e ravvicinato, la grazia del silenzio, la prova del coraggio.

Questo volontariato è per me, soprattutto, un’opportunità per vivere nell’essenziale. Per sentire l’umanità dell’altro incontrare la mia. Senza fronzoli, convenevoli e con la consapevolezza del tempo che scorre… I malati e i loro cari entrano in contatto con noi volontari sapendo che non c’è spazio per le futilità. Si va al sodo, all’essenziale, alla bellezza del contatto tra esseri umani e ci si dà e si riceve l’altro con una gioia autentica e contenuta, una presenza solida e generosa.

Laddove la disponibilità è autentica, c’è lo spazio per l’incontro nella verità.
Quanti abbracci e carezze con sconosciuti dal valore impagabile!

Questo volontariato è imparare a “stare” senza “fare”. Anche in silenzio se necessario. Quanto passa in quei momenti! Quanta bellezza nell’inazione! Stare accanto a qualcuno senza la spinta a riempire silenzi e vuoti. Con lo sguardo o anche semplicemente in presenza di una persona che ha già chiuso gli occhi e respira faticosamente. Sapendo che “stare” ha un valore. Anche solo il valore dell’essere testimoni e non lasciare soli.

Ma, soprattutto, grazie a questo volontariato ho trovato un senso. Tanto significato per la mia vita, in cui la morte è ora meno nemica e più conosciuta, e per i grandi temi con cui tutti ci confrontiamo e che per me cominciano a trovare un posto chiaro».

Lucy, volontaria FILE

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